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Vitamine: cosa sono e perché è importante assumerle 

Le vitamine sono una delle sostanze organiche necessarie per la normale salute degli esseri umani. Sono distinte da altri composti ugualmente importanti come proteine, carboidrati e lipidi perché, nonostante queste ultime sostanze siano indispensabili per le corrette funzioni corporee, quasi tutte possono essere sintetizzate dal nostro organismo in quantità adeguate. I composti vitaminici invece non possono essere sintetizzati in quantità sufficienti a soddisfare le esigenze corporee e quindi devono essere ottenuti o dall’assunzione di cibo o da qualche fonte esterna come ad esempio gli integratori alimentari.

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Vitamine: nomi e classificazione

Sono solitamente designate da lettere selezionate dell’alfabeto, come nella vitamina C, D o nella vitamina E, sebbene abbiano anche i loro nomi chimici, come ad esempio la niacina e l’acido folico, la loro conoscenza presso il grande pubblico è prevalentemente collegata ad una lettera. Ad esempio pochi o nessuno conosce l’acido ascorbico ma tutti conoscono la Vitamina C.

Dal punto di vista della classificazione i biochimici tradizionalmente le separano in due gruppi, (1) le vitamine solubili in acqua e (2) liposolubili (cioè solubili in liquidi grassi o oleosi).

I nomi comuni e chimici delle vitamine di entrambi i gruppi, insieme alle loro principali funzioni biologiche e sintomi di carenza, sono facilmente rintracciabili nella tabella presente a questo link.

Vitamine: quale ruolo svolgono precisamente?

Un lavoro essenziale: regolano le reazioni che si verificano nel metabolismo. L’assenza di una vitamina necessaria a regolare quel dato processo blocca una o più reazioni metaboliche e – alla fine – si può interrompere l’equilibrio metabolico all’interno di una cellula o addirittura nell’intero organismo.
In generale il ruolo che assume una vitamina è di natura catalitica o regolatrice, cioè funzioni che facilitano o controllano reazioni chimiche vitali nelle cellule del corpo: se una vitamina è assente dalla dieta o non viene assorbita correttamente dal corpo, può svilupparsi uno specifico problema da carenza.

Un esempio

Ad esempio: tutte quelle solubili in acqua – ad eccezione della vitamina C (acido ascorbico) – hanno una funzione catalitica, cioè, agiscono come coenzimi di enzimi che funzionano nel trasferimento di energia o nel metabolismo di grassi, carboidrati e proteine. Oppure alcune di quelle liposolubili hanno un ruolo regolatore infatti entrano a far parte della struttura delle membrane biologiche e aiutano a mantenere l’integrità delle membrane.

Le fonti naturali di approvvigionamento 

Queste sostanze organiche non sono distribuite equamente in tutta la natura.
Alcune sono totalmente assenti da alcuni tessuti; ad esempio, il beta-carotene, che può essere convertito in vitamina A, viene sintetizzato nei tessuti vegetali ma non nei tessuti animali. D’altra parte, la A e D3 si rintracciano solo nei tessuti animali.
Sia le piante che gli animali sono importanti fonti vitaminiche naturali per gli esseri umani ma, poiché non sono distribuite equamente nei prodotti alimentari, più limitata è la dieta di un individuo, più è probabile che chi non ha una dieta varia sarà manchevole di alcune quantità adeguate.
Ma la dieta o gli integratori non bastano: le fonti alimentari di vitamina D, ad esempio possono essere sintetizzati nella pelle umana attraverso le radiazioni ultraviolette (dal Sole). Pertanto, senza un’adeguata esposizione alla luce solare, l’assunzione alimentare di vitamina D potrebbe risultare inutile.

Le fonti “artificiali” di approvvigionamento 

Tutte possono essere sintetizzate o prodotte commercialmente a partire da fonti alimentari e diventano così disponibili per il consumo umano all’interno di preparati farmaceutici.
Anche perché, nonostante ci si sforzi di assumerne a partire da una dieta varia, la lavorazione commerciale degli alimenti spesso le distrugge o ne rimuove notevoli quantità. E’ il caso, ad esempio, della molitura dei cereali, o della cottura di alcuni alimenti: il calore distrugge la vitamina A.
In questi casi è suggerito rinforzarne l’assunzione ricorrendo a specifici integratori alimentari.

Risultati delle carenze vitaminiche

L’assunzione inadeguata di una vitamina specifica si traduce in una caratteristica malattia da carenza (ipovitaminosi), la cui gravità dipende dal grado di privazione. I sintomi possono essere specifici (ad esempio, cecità notturna funzionale della carenza di vitamina A) o non specifici (ad esempio, perdita di appetito, incapacità di crescere).
Oppure i sintomi per una malattia da carenza specifica potrebbero anche non apparire se non in presenza di specifici esami clinici.
Per ridurre le probabilità di ipovitaminosi è pertanto raccomandabile assumere sempre e quotidianamente il corretto fabbisogno vitaminico.

Fabbisogno vitaminico

Il fabbisogno vitaminico varia a seconda delle specie, del sesso, dell’età, delle condizioni ambientali. Per questo la quantità richiesta da un organismo specifico è difficile da determinare. Tuttavia, anche se non vi sia un accordo uniforme sul fabbisogno vitaminico standard dell’essere umano, l’assunzione giornaliera raccomandata dovrebbe essere sufficientemente elevata da tenere conto delle variazioni individuali e dei normali stress ambientali. In termini generali un’assunzione più abbondante del necessario non fa male. O comunque fa molto meno male che non assumerne affatto. Quindi in assenza di una dieta varia è consigliabile integrare il fabbisogno vitaminico con appositi integratori. Rimandiamo comunque ad un parere medico il giusto apporto quotidiano da assumere.